SCUOLA


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 Da più di due anni LA SCUOLA sta vivendo sulla propria pelle le conseguenze dell’organizzazione gerarchica che la riforma Giannini (legge 107/2015) ha impresso al sistema d’istruzione e formazione portandolo, in breve tempo, a trasformarsi da palestra di democrazia e di intelligenza a luogo di trasmissione di opinabili direttive governative e gestione di potere arbitrario.
La legge 107, propagandata come BUONA SCUOLA, non ha portato NULLA DI BUONO alla scuola pubblica italiana. Questa riforma ha il demerito di aver messo in ombra altre questioni fondamentali, a partire dalla didattica, per attrarre l’attenzione dell’opinione pubblica e dei media in una costante opera di denigrazione della funzione docente, perché per i politici la scuola, quella pubblica, è un costo da tagliare. Questa è la verità!

Non è un caso, dunque, se in linea con le politiche adottate dagli ultimi governi, permangono le CLASSI POLLAIO che penalizzano di fatto tutti i discenti (soprattutto quelli con bisogni educativi speciali) e non consentono di elevare la qualità dell’offerta formativa, nonostante il lodevole impegno dei docenti e il ricorso a strategie didattiche ispirate all’innovazione e alla ricerca. Addirittura, in nome di un’insensata flessibilità, si affidano ai docenti cattedre diverse da quelle per le quali si sono formati. Inoltre, per effetto degli ambiti territoriali, della durata triennale dei contratti e della chiamata diretta è stato eliminato il DIRITTO ALLA TITOLARITÀ, compromettendo così anche la CONTINUITÀ DIDATTICA, condizione imprescindibile (come ben sanno anche i genitori), per la realizzazione di quel progetto educativo che solo se condotto da figure di riferimento stabili può consentire alla persona di costruire in maniera consapevole e responsabile il proprio futuro. Tra l’altro, l’esiguità delle risorse economiche non consente di mettere in SICUREZZA gli edifici scolastici e di assicurare i servizi strumentali all’attività didattica, per cui se da un lato continua a essere disatteso il diritto alla sicurezza degli alunni e del personale della scuola, dall’altro lato si registra l’inaccettabile e preoccupante TAGLIO DEGLI ORGANICI DEL PERSONALE ATA.

Per la nostra Costituzione è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona. Al contrario, questa riforma non ha fatto che creare ostacoli organizzando un sistema che tralascia la centralità del processo d’insegnamento. La scuola dimostra ogni giorno che l’arte, la scienza, la cultura non sono riducibili a meri processi burocratici, a semplici parametri economici, a logiche classificatorie e meritocratiche, e che intende ispirare la propria azione educativa e valutativa a criteri di equità, miglioramento e trasparenza cercando di sopperire, con la passione e la professionalità degli operatori scolastici, alla sempre più pesante carenza di risorse e mezzi. Non è accettabile che l’Italia sia penultima in Europa per spesa in formazione e istruzione. Continuare così significa dequalificare i nostri giovani, spegnere il loro futuro, umiliare le loro intelligenze.

La scuola è un bene comune che appartiene al Paese e non può essere oggetto di riforme non condivise e calate dall’alto. Rappresenta invece una risorsa fondamentale di crescita umana e civile per le persone e la società, una priorità su cui far convergere gli interessi dell’intera comunità nazionale. È necessario investire e nel contempo riportare la scuola a una SERIETÀ DEGLI STUDI intendendola come “infrastruttura” del paese, che collega funzioni e crea capitale umano, che ha una missione come istituzione e non come semplice servizio, che deve fornire a tutti gli strumenti di accesso al sapere, ma anche riconoscere e incentivare il merito e l’impegno degli studenti, perché l’istruzione è un diritto ma studiare è un dovere.

Dunque, la scuola come motore dello sviluppo, che deve costruire il futuro dei giovani. L’Italia potrà ripartire solo se si deciderà di investire sulla formazione culturale e civile delle nuove generazioni. A tal proposito è impensabile continuare ad aumentare L’ETÀ PENSIONABILE DEL PERSONALE scolastico mentre si dovrebbe riconoscere che il lavoro scolastico presenta elementi di complessità tali da essere considerato usurante. La scuola senza urgenti e ingenti investimenti - e così riformata dalla L. 107 - rischia di non essere più il riflesso di un modello di società che guarda alla collaborazione e al confronto ma assume, invece, le sembianze di un modello divisivo, competitivo, di sopraffazione, di valutazione discrezionale e punitiva, con regole mutate in corso d’opera per ragioni meramente demagogiche. In questo modo, le nostre scuole, manovrate dall’alto e dall’esterno, possono diventare facili prede di clientelismo politico.

La preoccupazione più stringente, infatti, riguarda i nostri studenti: non vogliamo formare ossequiosi sudditi ma liberi cittadini capaci di pensiero critico, creativo e innovativo. I protagonisti della scuola reale (dirigenti, docenti, personale scolastico, genitori e studenti) non intendono rinunciare a UNA SCUOLA REALMENTE DEMOCRATICA E LIBERA basata, come sancito dalla nostra Costituzione, su principi quali la libertà, la democrazia e l’uguaglianza.

Il mondo della scuola chiede all’unisono di ripartire dall’ascolto e dal confronto con chi la scuola la vive e la fa ogni giorno!

Per tutte le motivazioni addotte i cittadini italiani sottoscrittori chiedono che le forze politiche che si accingono a candidarsi alla guida del paese pongano per iscritto nei propri programmi elettorali, per le elezioni politiche 2018, i seguenti obiettivi programmatici:

  • - La quantificazione di certificate risorse economiche ai fini del finanziamento di un puntuale piano quinquennale di investimenti strumentale alla qualificazione del nostro sistema d’istruzione e di formazione, ovvero il progressivo innalzamento della quota del PIL nazionale attualmente destinata alla scuola per portarla ai livelli assicurati negli altri paesi dell’unione europea;
  • - La messa in sicurezza di tutti gli edifici scolastici non solo con interventi strutturali ma anche attraverso il necessario adeguamento degli organici ATA;
  • - La persona al centro delle politiche e il riconoscimento del diritto degli alunni alle pari opportunità formative;
  • - L’abrogazione della legge 107/2015 e la rielaborazione di una riforma condivisa da chi la scuola la fa e la vive ogni giorno;
  • - Lo stop alle “classi pollaio” rivedendo il numero massimo di alunni per classe e l’adeguamento degli organici del personale docente e ATA alle esigenze dettate dalla natura istituzionale della scuola;
  • - Lo stop definitivo all’innalzamento dell’età pensionabile connesso al riconoscimento che il lavoro scolastico presenta elementi di complessità tali da essere considerato usurante;
  • - La valorizzazione del personale della scuola, il recupero del suo ruolo sociale, la tutela della libertà d’insegnamento e la piena attuazione dell’autonomia scolastica.

FAI SENTIRE LA TUA VOCE, FIRMA ANCHE TU! 

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